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Pinterest si o Pinterest no?

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Ormai sono sempre di più coloro che mi chiedono cosa penso di Pinterest e, forse peggio, se riassumo in poche righe a cosa serve Pinterest. A queste domande mi sento di aggiungere che sarebbe opportuno sapere dove sta il guadagno di Pinterest.

Sicuramente è una bella vetrina di immagini e intriga il fatto che tu possa pubblicare sul tuo profilo Facebook una foto fatta pubblicata su Pinterest e che tu possa twittare il mondo informando del grande evento. Già… Un grande evento? Alla fine si tratta solo di un’immagine che racchiude significatività più per chi la pubblica che per chi la vede. Di certo è simpatico che, cercando soluzioni di arredamento per il bagno, tu trovi su Pinterest una foto di un lavabo sorretto da una bicicletta e che questa botta di creatività ti stimoli. Poi ci pensi un attimo e anche a te verrebbero tante idee simili ed ecco dunque che capisci cos’è Pinterest.

Pinterest è il modo migliore per condividere immagini, di solito scatti fotografici, che inseriti in un certo contesto o tema possono unire persone che (forse) non si sarebbero mai incontrate e non avrebbero mai saputo di condividere lo stesso gusto. Pinterest server dunque a condividere gusti più che notizie sulla porta accanto nello stile Facebook.

Ma il succo di Pinterest sta in pochi elementi straordinari:

1. L’affinità. Immaginate quanto sarebbe utile per un marketer poter fruire dell’analisi delle affinità che portano persone di segmenti diversi a “pinnare” la stessa immagine e quindi condividerla con altri. Si potrebbero dunque creare nuovi cluster di consumatori sulla base delle loro affinità e quindi nella strategia di identificazione di nuovi bisogni da soddisfare, adattare prodotti esistenti o crearne di nuovi.

2. L’organizzazione dei contenuti. Pinterest permette di organizzare i contenuti secondo logiche di categorie che sono assolutamente avulse dal processo di acquisto che, invece, è il percorso che normalmente seguono i marketer per identificare core e reason why nell’analisi di posizionamento e innovazione di prodotto. Con Pinterest i contenuti sono organizzati in base alle intenzioni di consumo o utilizzo di un dato bene. Ecco dunque che solo in questo contesto trova posto l’immagine della bicicletta che sorregge un lavabo.

Come chiederebbero in America: “Where’s the money?” È presto detto! È solo questione che i signori di Pinterest si decidano a spostare la piattaforma da un gioco elegante di immagini e lavagne di fotografie a un’officina di analisi e clusterizzazione che i migliori marketer non esiterebbero ad acquistare.

Penso dunque che Pinterest sia un neonato che piange poco e che potrà imparare a camminare, leggere e scrivere in ben poco tempo. Quindi fatevi un giro su Pinterest!

Il logo di Pinterest è  tratto da commons.wikimedia.org

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