Alibaba.com campione di incassi e-Commerce

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Tra i grandi BIG dell’e-Commerce mondiale si piazza sicuramente al primo posto il Gruppo Alibaba: la piattaforma di shopping online fondata da Jack Ma il 4 aprile del 1999.

Alibaba.com ha riscontrato un enorme successo per il ‘Single Days Shopping Festival’ edizione 2019, il corrispondente al Black Friday occidentale. E’ andato in scena l’11 Novembre, superando già alle 16 (ora di Pechino) la quota di 30 miliardi di dollari di merci vendute!.

I volumi delle vendite nell’arco delle 24 ore sono stati di 268,44 miliardi di yuan preliminari, pari a 38,37 miliardi di dollari.

Il traguardo raggiunto quest’anno ha bruciato quello del 2016, giornata in cui i cinesi avevano speso un ammontare complessivo di 17,8 miliardi di dollari, e ha superato anche le previsioni degli analisti, che avevano scommesso su una cifra di 24 miliardi di dollari. 

Del resto tante cose sono cambiate dalla prima edizione del ‘’Global Shopping Festival di Alibaba’’, indetta otto anni fa, a cui si presentarono solo 27 brand. All’appello quest’anno si sono presentati 140mila marchi, di cui 60mila internazionali.

Alibaba è riuscito ancora una volta a sorprendere la scena mondiale, battendo tutti i record dello shopping online e acquistando cento milioni di nuovi utenti che hanno partecipato alla maratona. Oltrepassando ancora una volta una piattaforma come Amazon, che ormai da anni prova instancabilmente a dominare la piattaforma cinese, portando a casa scarsi risultati. 

Jack Ma, in diverse interviste ha rilasciato consigli utili per i giovani imprenditori, ispirandoli e invogliandoli a raggiungere il successo.

Il fondatore è pienamente convinto che ci sia un tempo per ogni cosa. Se si vuole raggiungere un’obbiettivo, bisogna costruirselo piano piano, passo dopo passo, nel corso della propria crescita.

Sostiene che impegno, tenacia e determinazione siano gli ingredienti giusti per raggiungere l’obbiettivo.

’’Ogni errore crea sempre splendide opportunità… bisogna credere e non lasciarsi ostacolare dalle difficoltà, se cadi ti rialzi, se cadi ti rialzi e così via.’’, dice lui. 

I nuovi canali e i modelli distributivi multi canale sono una delle maggiori possibilità per le imprese anche di ampliare la loro clientela, oltre che essere una fonte di guadagno ovviamente. Alibaba.com è una delle tante prove concrete, a questo punto, che il mondo dell’e-Commerce stia prendendo piede e sopratutto di come stia dominando notevolmente il panorama mondiale.

Il commercio digitale è oramai una realtà consolidata, ma richiede alle imprese un approccio basato su una buona conoscenza delle dinamiche che lo governano e un costante aggiornamento.

Per strutturare un buon e-Commerce è necessaria un’azienda consapevole, aggiornata e in grado di riuscire nell’intento. Edempg, ha un team specializzato per la creazione di siti web con pagine dedicate all’e-Commerce  

Come esempio tra tutti, vale la pena citare l’azienda Terre Alte (www.terrealtevillarboit.it) che ha deciso di affidarsi al nostro team per la realizzazione del sito con tanto di e-Commerce e la gestione del canale Instagram

Edempg si rinnova ogni giorno per aiutare i propri clienti ha raggiungere traguardi ambiti e al passo con tecnologie e tendenze e… perché no, seguendo anche i consigli del signor Jack Ma.

Visual marketing: quando è il colore a fare la differenza

Vi siete mai chiesti quanto le nostre scelte di acquisto siano influenzate da un semplice colore?

Facciamo un esempio. Stiamo passeggiando per le vie del centro, con la coda dell’occhio scorgiamo il rosso fuoco della vetrina di un negozio, ne siamo attratti e ci avviciniamo. In fondo abbiamo tempo per dare un’occhiata anche dentro, perché no? Entriamo e ci troviamo circondati dal blu delle pareti: finalmente un po’ di calma, avevamo proprio bisogno di staccare un attimo dall’agitazione caotica del centro. Sentendoci più rilassati, approfittiamo per guardare i prodotti più a lungo. Ne troviamo uno davvero interessante – magari proprio del nostro colore preferito – lo acquistiamo e il gioco è fatto!

L’importanza del colore

I colori giocano un ruolo cruciale a livello di marketing. É stato dimostrato che il consumatore formula il giudizio su un prodotto entro 90 secondi e che il criterio maggiormente utilizzato per quel giudizio è il colore. Sapete inoltre che il solo colore aumenta dell’80% la riconoscibilità di un brand?

Non bisogna dunque sottovalutare la ricerca del colore perfetto per un’azienda: sarà lo specchio della sua identità e dei suoi valori, sarà il filo conduttore che si snoderà tra packaging, prodotti, logo, punti vendita, pubblicità… e qualsiasi altra macro o micro area del brand. 

Attenzione anche alle associazioni cromatiche, che devono risultare armoniche per non disorientare il consumatore. La giusta calibrazione è essenziale poiché il nostro cervello tende a rifiutare sollecitazioni visive caotiche e disordinate. L’attenta coordinazione tra colori, invece, permette di raggiungere un’armonia visiva che riusciamo a cogliere molto più facilmente.

Alcuni parametri da considerare

Un colore, però, non ha valore universale. Bisogna innanzitutto inquadrare bene il proprio target, valutando parametri come il genere e l’età dei propri clienti.

Uomini e donne, infatti, hanno preferenze cromatiche differenti. Secondo lo studio di Joe Hallock, entrambi apprezzano in particolare il blu, ma, ad esempio, il viola risulta essere tra i favoriti delle donne e tra i meno amati dagli uomini. Inoltre, gli uomini preferiscono tonalità più scure e forti, le donne più chiare e tenui.

Il significato di un colore, inoltre, può variare notevolmente da cultura a cultura. In Sudafrica, ad esempio, il colore del lutto è il rosso!

Qualche esempio

Il rosso – quello che ci aveva attirati verso quella vetrina durante la nostra passeggiata in centro – è il colore che richiama attenzione più di tutti, induce all’azione, richiama al pericolo. Nella cultura occidentale è il colore della passione, della forza, dell’energia. Viene utilizzato spesso per le call to action sui siti web (in forte contrasto con il colore di sfondo); per il settore della ristorazione, per i brand che puntano all’azione.

Il blu invece ispira calma, fiducia, riflessività. È il colore più utilizzato per i social network, ma anche per il settore aereo, sanitario, tecnologico e per istituti assicurativi e bancari. 

Anche il verde trasmette tranquillità. È legato in particolare all’ambito -appunto – “green”, biologico e naturale.

L’energia e l’ottimismo del giallo invadono invece il settore energetico e tecnologico.

Il viola è legato a lussuria ed eleganza. 

Il rosa è per eccellenza -e convenzione- il colore legato al mondo femminile…

Conclusioni

Ogni colore porta con sé un mondo di associazioni e sensazioni uniche, che richiamano in noi ricordi ed esperienze differenti, ognuna tipicamente contrassegnata dalla particolare atmosfera che impregna quel colore. Con la sua gamma di sfumature infinite, il colore tocca ogni tassello dell’esperienza umana, dalla più tranquilla alla più energica, dalla più intensa alla più delicata, ricostruendo un arcobaleno che illumina il nostro mondo, fatto di ricordi ed emozioni, di sensazioni e di inevitabili scelte.

Articolo scritto da Annalisa Berti

Il codice a barre

Cos’è il codice a barre?

Il codice a barre GS1 è un linguaggio globale per identificare informazioni sui prodotti. Il barcode è stato inventato per ridurre gli errori e per garantire la tracciabilità dei prodotti, permette di risalire a informazioni fondamentali come la marca, il tipo di prodotto e il prezzo. Ogni giorno nel mondo vengono letti più di cinque miliardi di codici. 

Il barcode GS1 più diffuso è formato da una serie numerica di 13 cifre, graficamente è tradotta in barre verticali, con spazi bianchi e barre nere, solitamente posizionato sull’etichetta del prodotto.

Come leggere e ottenere il codice a barre

Le prime 9 cifre indicano l’azienda a livello internazionale, le 3 cifre successive identificano il codice del prodotto e l’ultimo numero è di controllo, calcolata tramite algoritmo. 

Per ottenere il codice a barre o EAN bisogna iscriversi al sito che consente di avere il codice e una volta iscritto si riceverà: 

– Un file Excel con 1000 codici EAN univoci e autentici di 13 cifre

– Il numero d’identificazione dell’azienda valida nel mondo 

– Le credenziali per l’area privata nella quale registrare i prodotti e scaricare l’immagine grafica dei barcode EAN

I costi per ottenere i codici variano secondo il fatturato dell’azienda.

Il codice a barre può avere diverse grandezze:

  • Minime
  • Normali
  • Massime 

I colori del barcode possono variare, devono essere sempre scuri con sfondo bianco o rossastro, l’importante è che sia sempre leggibile. 

La storia del codice a barre:

Il 3 Aprile del 1973 i manager americani, Bernard Silver e Norman Joseph Woodland, sollecitati da un direttore di un supermercato decisero di utilizzare un codice comune che permettesse di identificare i prodotti. L’idea arrivò in spiaggia, Woodland inizia a disegnare sulla sabbia dei punti e delle linee orizzontali, prese dal codice Morse. Ovviamente da questo disegno non ne seguì subito il codice a barre che conosciamo oggi; prima si pensava che fosse meglio un disegno con cerchi concentrici, la leggibilità era migliore, ma alla fine ha vinto l’idea delle barre verticali. 

Il primo “beep” nella storia fu il 26 Giugno del 1974.

Il codice a barre è stato una delle più grandi invenzioni, grazie ad esso è possibile capire quanti e quali prodotti vengono acquistati; in questo modo si può affiliare il cliente e capire quindi le sue esigenze. 

Immaginiamo per un momento un mondo senza codici a barre GS1. Quanto sarebbero lunghe le code alle casse dei supermercati? Quanto sarebbe frustrante per i consumatori? Basta pensare a cosa succederebbe se per un solo giorno, al supermercato, gli scanner alle casse non funzionassero e gli addetti dovessero digitare a mano i numeri presenti sui barcode di ogni prodotto della spesa dei clienti.

 cit. Miguel Lopera, presidente e ceo GS1

FONTE: https://gs1it.org

Articolo scritto da: Elisa Simonetti

 

Gli YouTuber, le webstar che hanno fatto della passione una professione

 “E tu, cosa vuoi fare da grande?”

Il quesito da mille milioni di dollari, capace di innescare una profonda autoriflessione a cui nemmeno Freud sarebbe riuscito a portarvi.

Fino a non troppo tempo fa, quali sono state le professioni più ambite, quelle su cui fantasticare la notte prima di dormire? Probabilmente il dottore per il bambino ambizioso, l’artista per quello creativo, l’astronauta per quello romantico. Oggi, però, se provassimo a rivolgere questo interrogativo ai giovanissimi, molti risponderebbero candidamente “lo voglio diventare uno YouTuber”. Prima di cercare su Wikipedia il significato dell’astruso inglesismo, vediamo di fare chiarezza su questo fenomeno che ormai ha raggiunto una portata globale.

Professione YouTuber, le caratteristiche:

Partiamo dall’inizio. YouTube è una piattaforma web che consente di caricare, condividere e visualizzare video online. Lo YouTuber è chiunque produca dei video e li carica nella piattaforma.

Per diventare tale i prerequisiti di base non sono complessi da raggiungere: basta infatti essere in possesso di una telecamera, una connessione ad internet ed avere qualcosa di interessante di cui parlare o da insegnare. Coloro che da questa piattaforma hanno acquisito un discreto successo di pubblico e sono riusciti a fidelizzare la propria audience sono diventati cosiddetti influencer. Si tratta di un fenomeno impressionate se si considera la vastità del bacino d’utenza che questi ragazzi possono raggiungere. Solamente in Italia ad oggi si contano ventuno milioni di utenti, di cui il 39% ha un’età compresa tra i 18 e 34 anni.

Oggi quella dello YouTuber è non solo una passione ma una possibile professione, in un social network mondiale dove ogni minuto si caricano oltre 400 ore di video.

Dai video amatoriali… 

Veniamo ora ad analizzare più approfonditamente la questione.

Probabilmente il segreto del successo di uno YouTuber, innanzitutto, è la sua costante narrativizzazione della propria vita in maniera innovativa. Video dopo video, infatti, egli costruisce la storytelling dell’identità del personaggio che decide di interpretare. Nonostante su YouTube sia impossibile avere un rapporto diretto come quello in presenza, l’immediatezza che si riesce a trasmettere cattura l’attenzione della cosiddetta Generazione Z, che consuma questi prodotti audiovisivi in una cameretta identica a quella in cui gli YouTubers si truccano, giocano ai videogiochi, parlano della loro giornata. Come risultato, la freschezza delle modalità espressive riesce a coinvolgere il pubblico come pochi altri mezzi di comunicazione sono riusciti a fare.

… alla monetizzazione

È proprio l’interazione che si genera tra creator e iscritti a decretare l’ammontare del guadagno di ciascun canale. Maggiore è il numero di “mi piace” e commenti dell’utenza, maggiore sarà il numero di visualizzazioni totalizzate per ciascun video. A quel punto lo YouTuber può monetizzare le proprie produzioni originali tramite inserzioni pubblicitarie, dunque è pronto a riceverne i profitti. YouTube monetizza i contenuti dei suoi YouTuber tramite il CPM, ossia il costo per mille visualizzazioni o impression di un video. La cifra raggiunta corrisponde alla somma di denaro che gli sponsor danno a YouTube per visualizzare le loro pubblicità ogni 1000 video.

Per rendere questi complessi meccanismi il proprio pane quotidiano bisogna raggiungere livelli altissimi di popolarità, cosa che accade più difficilmente di quanto si pensi. Si tratta di una vera e propria giungla, soprattutto perché numerose ricerche dimostrano come il panorama sia estremamente polarizzato verso alcune grandi personalità. Comunque, il fatto che il numero di YouTubers professionisti è in costante crescita, fa ben sperare ai giovanissimi con cui si è aperto questo articolo.

Il caso PewDiePie, la webstar con numeri da capogiro

Ognuno di noi sarebbe disposto a mettere la mano sul fuoco sul fatto che purtroppo nella realtà le bacchette magiche non esistono, ma ogni certezza si sgretola di fronte al canale di questo ragazzo svedese, PewDiePie per gli amici virtuali. Alcune stime riportano che gli introiti annuali grazie al suo lavoro online ammontino a 11 milioni di dollari: non avete avuto un mancamento leggendo questa cifra?

Per la cerchia di amici più ristretti il suo vero nome è Felix Kjellberg, e con quasi 100 milioni di iscritti e più di 21 miliardi di visualizzazioni complessive dei suoi video è il più famoso YouTuber al mondo. L’audience da record gli ha permesso di firmare un contratto con la casa produttrice Maker Studios, di proprietà della Disney, ma il sogno si è infranto quando tra gli show prodotti dal ventisettenne sono apparsi almeno nove video antisemiti. Nonostante questi gravi avvenimenti, la sua fama da divo della piattaforma non accenna ad esaurirsi. A questo punto, una domanda sorge spontanea: quale tutorial avrà seguito step by step per diventare uno YouTuber così di successo?

Il caso YouTube Italia: lo “sconfinamento” nei media tradizionali e nuovi produttori del sistema

Spostandoci infine nel nostro paese, è interessante prendere in considerazione le riflessioni di Andrea Amato e Matteo Maffucci, autori del recente libro “Rivoluzione YouTuber”. Il volume si concentra sull’analisi di un fenomeno molto particolare, cioè il fatto che diversi YouTubers che un tempo furono i pionieri italiani della piattaforma, oggi siano approdati all’utilizzo di media per così dire tradizionali. Ad esempio Willwoosh, al secolo Guglielmo Scilla, che ha lavorato in televisione, radio e scritto libri; Frank Matano, che è stato conduttore de “Le Iene” e giudice in “Italia’s got Talent”; FaviJ TV, gamer che è stato anche protagonista di una pellicola cinematografica.

A quanto pare, a dispetto della popolarità online, i veri big di YouTube Italia si sentono probabilmente in dovere di “legittimare” in qualche modo il loro successo ottenuto con mezzi “anticonvenzionali” tramite i media più classici, dal libro alla scatola televisiva. Tutto ciò può realizzarsi grazie a nuove personalità, a cui Amato e Maffucci hanno dedicato parte delle pagine, ovvero veri cacciatori di talenti che diventano produttori del sistema: Francesco Facchinetti, Eugenio Scotto e  Luciano Massa, ad esempio, pur venendo da esperienze diverse hanno saputo selezionare giovani promesse all’interno del panorama online e a fare di esse i nuovi volti del futuro. Il loro compito è quello di guidare i migliori verso una maturità professionale e una carriera promettente, fino a ridisegnare il rapporto tra media, creators e casa di produzione, dunque i meccanismi di funzionamento interni dell’Industria YouTube.

Conclusioni

Nonostante trasformare la passione in una professione remunerativa sia un percorso in salita, la portata del fenomeno YouTubers in termini di valore economico è sicuramente indicativa di quanto ormai tutto ciò rappresenti il mondo del futuro. La nuova generazione continua a cercare la notorietà tramite l’intrattenimento prendendo a modello quelle webstar di caratura internazionale, e non, che oggi ci sembrano i detentori del futuro della comunicazione e, a quanto pare, anche dello spettacolo.

Dopotutto, come dice la profezia del visionario artista Andy Warhol «in futuro tutti saranno famosi per 15 minuti», solo che ci si augura che questi ragazzi si sentano delle celebrità per molto più tempo – quantomeno più della durata media di un video di YouTube.

 

Articolo scritto da Valeria Di Lorenzo.

 

HopSkipDrive: Uber for kids makes parents happy.

HopSkipDrive

HopSkipDrive (www.hopskipdrive.com) is a ride service for children and family members. It is designed to help working parents with multiple kids facing every day different schedules. Family calendar can be overwhelming: this service tries to make parents’ life a little bit easier.  It provides an alternative to school bus transportation and it is also an easy way to send your children to after school activities and play dates. It is very similar to Uber but tailored for your kids’ needs.

HopSkipDrive was founded in California in 2016 by three moms, Joanna McFarland, Janelle McGlothin, and Carolyn Jashari Becher. Any parent asks himself: how can I be in more than one place at the same time? HopSkipDrive is the answer. Its goal is to help parents to get their kids where they need to be at the right time.

Car drivers have at least 5 years of caregiving experience and they have gone through a rigorous 15-points certification process including fingerprints collection and background checks. The company only employs female drivers: they are moms, teachers, or nannies. HopSkipDrive is dedicated to users between 7 and 17 years of age.

Parents can schedule rides right from the app 8 to 24 hours in advance. HopSkipDrive team monitors every ride in real time and parents too can track the ride directly from their smartphones. Eventually, parents receive notifications throughout the ride up to the destination point. It is very safe and it’s a moms’ idea!

We decided to right an article on this innovative idea because we believe it is key nowadays to read any consumer’s need and provide him with solutions. In EDEMPG we do face exactly the same needs when working for our clients. We love to believe that, somehow, they are our… kids.